RETE ITALIANA ADHD
 
RITA Studio

Luoghi Comuni e Falsi Miti

L’ADHD, come tutti i disturbi nell’ambito della psichiatria, è spesso oggetto di luoghi comuni, falsi miti, leggende metropolitane nonché di una grande dose di disinformazione. RITA nasce anche per questo: è responsabilità di chi lavora come psichiatra, psicologə e psicoterapeuta divulgare informazioni basate sulle evidenze scientifiche.
Attenzione: è frequente, se guardiamo alla storia (specialmente della psichiatria e dei disturbi mentali) che si creino opinioni e credenze erronee basate su pregiudizio e mancanza di un’adeguata informazione sul tema. Così come la psicosi era un tempo considerata come un fenomeno di natura mistico/paranormale e l’isteria un disturbo ”uterino”, oggi l’ADHD subisce un trattamento analogo, che verte su altri temi.
Ci sarebbero moltissime cose da dire e da tenere a mente quando si apre il capitolo dei falsi miti sull’ADHD, perché riguardano inevitabilmente quelli della Psichiatria, della Psicologia e dei Disturbi Mentali: servirebbe parlare della storia della psichiatria, dell’evoluzione socioculturale e scientifica iniziata nel secolo scorso e dei modelli descrittivi e diagnostici utilizzati oggi. Tuttavia non è utile ai fini di un discorso mirato sull’ADHD.
Ci teniamo a precisare, infine, come sia assolutamente lecito e umanamente comprensibile scivolare in questi luoghi comuni, pertanto abbiamo cercato di rispondere uno ad uno, fornendovi informazioni scientifiche, storiche e socioculturali che pensiamo possano offrirvi uno strumento di conoscenza per abbattere il pregiudizio.

  • “L’ADHD è stato inventato ed esportato in tutto il mondo dagli americani”

    La prima descrizione di una sindrome caratterizzata da disattenzione e/o iperattività risale al 1775 a opera di un medico e filosofo tedesco: Melchior Adam Weikard. Da allora, per più di un secolo, la ricerca su questa sindrome che oggi è conosciuta come ADHD, è stata appannaggio di scienziati europei, non americani.
    Uno dei possibili motivi di questo falso mito risale al fatto che il modello diagnostico psichiatrico attualmente più utilizzato è il DSM (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, attualmente giunto alla 5a edizione), di origine americana, in cui sono stati descritti per la prima volta dei criteri operazionali per fare la diagnosi. Nonostante la ricerca made in USA sull’ADHD sia cresciuta esponenzialmente a partire dal ‘900, la prima versione del DSM in cui viene definito l’ADHD è la terza, che risale agli anni ‘80.
    Quindi NO, l’ADHD non è stato inventato “dagli americani”, né è stato esportato. Semmai è stato descritto per la prima volta in Europa, mentre gli USA hanno avuto un ruolo nella definizione diagnostica e nella ricerca sui trattamenti.

    Ultima modifica: 10/09/2022, di Admin

  • “L’ADHD è un’invenzione recente”

    La prima descrizione della sindrome che oggi chiamiamo ADHD risale al 1775. In quegli anni altri scienziati hanno contribuito nella descrizione e nella ricerca (ovviamente con gli strumenti che avevano a disposizione). L’unica cosa davvero “recente” è la possibilità di diagnosticare l’ADHD e trattarlo, ma stiamo parlando comunque del secolo scorso, infatti prima di chiamarsi “ADHD” era stato teorizzato un disturbo definito “minimal brain damage”, concetto successivamente sostituito, con l’avvento del DSM III negli anni ‘80,  con quello di “ADHD”.
    Quindi NO, l’ADHD non è un’invenzione, semmai è stata una “scoperta” e NO, non è recente.

    Ultima modifica: 10/09/2022, di Admin

  • ”L’ADHD definisce come ‘patologici’ e medicalizza dei comportamenti normali”

    Premessa necessaria: i sintomi di ADHD sono presenti, in misura variabile, in tutta la popolazione generale (quindi “non ADHD”) così come i sintomi “ansia”, “tristezza”, “labilità emotiva”, etc. Avere dei sintomi tuttavia non è sufficiente a definire e diagnosticare un disturbo. L’ansia non la sperimenta solo chi soffre di un vero e proprio disturbo d’ansia, così come l’inattenzione non viene sperimentata solo da chi ha l’ADHD.
    Lasciamo da parte il concetto statistico di “normalità” che viene spesso condensato, nell’uso comune, a quello di “sano” o “giusto” e andiamo a vedere quali sono i “comportamenti normali” e “situazioni normali” che si associano significativamente, anche se in misura variabile, all’ADHD:

    – maggiore incidenza di problemi di salute (ad es. Ipertensione, obesità etc.)
    – maggiore incidenza di utilizzo di sostanze (dalle sigarette a tutti gli stupefacenti)
    – maggiore incidenza di altri disturbi psichiatrici
    – difficoltà nell’apprendimento e nello studio
    – difficoltà a mantenere un lavoro
    – peggiore qualità di vita, bassa autostima
    – maggiore incidenza di incidenti
    – maggiore incidenza di comportamenti illegali e di problemi con la legge
    – gravidanze indesiderate
    – mortalità più precoce
    Potremmo andare avanti, ma vi invitiamo a visitare le pagine del sito dedicate all’argomento.

    Ultima modifica: 10/09/2022, di Admin

  • Ultima modifica: 10/09/2022, di Admin

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