RETE ITALIANA ADHD
 
RITA Studio

Trattamenti Farmacologici per l’ADHD in Età Adulta

Tra le varie tipologie di trattamento attualmente disponibili per l’ADHD persistente in Età Adulta, il principale resta – a oggi – quello farmacologico.

Indice

Valutazioni premilinari al trattamento farmacologico

Prima di una qualsiasi prescrizione farmacologica, lə psichiatra si accerterà della sussistenza dei criteri diagnostici per ADHD e delle indicazioni a intraprendere tale trattamento.
Prescrivere terapie a una persona con ADHD non significa necessariamente trattare subito i sintomi ADHD. Ciò potrebbe apparire come un controsenso, ma come già sottolineato in questa pagina la valutazione psichiatrica deve tenere in considerazione la presenza di altri disturbi psichiatrici e/o del neurosviluppo concomitanti, l’attuale situazione di vita della persona (lavorativa, scolastica, etc.), il rischio di abuso di sostanze stupefacenti e di uso improprio dei farmaci. Inoltre, come per qualsiasi altro disturbo di pertinenza psichiatrica, lə specialista valuta le condizioni di salute fisica che comprendono anamnesi medica, altre terapie farmacologiche in corso, peso e altezza, frequenza cardiaca e pressione arteriosa. Se lə psichiatra lo ritiene opportuno, prima di intraprendere un trattamento farmacologico può prescrivere esami ematici, un elettrocardiogramma e altri esami o videat specialistici.

Infine, ma non per questo meno importante, lə psichiatra tiene conto anche delle preferenze personali di ogni paziente (ad esempio qualora preferisca non intraprendere una terapia farmacologica), fornendo le informazioni necessarie sull’efficacia e gli eventuali effetti collaterali dei farmaci.

Trattamento farmacologico dei disturbi concomitanti

Nel corso della valutazione diagnostica, potrebbero emergere altri disturbi psichiatrici che “accompagnano” l’ADHD. Il termine più utilizzato nella letteratura scientifica per descrivere la presenza di due o più disturbi concomitanti è quello di comorbidità.
Alcuni disturbi in comorbidità potrebbero avere, paradossalmente, un impatto maggiore sulla salute mentale e sulla vita dell’individuo e pertanto potrebbero necessitare di un intervento farmacologico mirato e prioritario. Ad esempio, se è presente un disturbo dell’umore (come ad es. la depressione e i disturbi bipolari), un disturbo d’ansia o un altro disturbo del neurosviluppo, è spesso opportuno se non indispensabile che questi vengano trattati e/o stabilizzati per primi.
A ogni modo, è fondamentale che lə psichiatra tenga sempre in considerazione la co-presenza di ADHD, discriminando l’origine dei sintomi e le possibili implicazioni terapeutiche.

Il tema dei Disturbi da Uso di Sostanze (DUS) è estremamente complesso e richiede anch’esso un importante e meticoloso lavoro di valutazione e monitoraggio da parte dellə psichiatra, in quanto potrebbe – come gli altri disturbi – controindicare o ridurre l’efficacia del trattamento farmacologico specifico per ADHD. Solitamente chi è affetto da DUS beneficia di percorsi terapeutici e assessment mirati da parte di equipe multidisciplinari altamente formate.

Farmaci specifici per il trattamento dell’ADHD in Età Adulta

Il trattamento farmacologico di prima linea per gli adulti con ADHD, secondo le linee guida NICE, è rappresentato da Lisdexamfetamina (LDX), amfetamina non autorizzata al commercio in Italia, oppure Metilfenidato (MPH), amfetamino-simile prescrivibile esclusivamente in continuità terapeutica dall’età evolutiva grazie a speciali misure regolatorie AIFA (Det. AIFA GU n.168 del 22/07/2015 e Det. AIFA GU n.263 del 4/11/2021) oppure con modalità off-label in caso di mancato trattamento in età evolutiva o diagnosi e inizio trattamento in età adulta. L’Atomoxetina (ATX), farmaco di seconda scelta secondo le linee guida NICE nell’adulto in caso di non tollerabilità o mancata risposta a LDX o MPH dopo sei settimane di trattamento, risulta di fatto l’unico trattamento specificatamente approvato per l’ADHD nell’adulto in Italia.

Recenti evidenze metanalitiche (Cortese et al., 2018) non mostrano nell’adulto differenze significative in termini di efficacia dal punto di vista statistico tra ATX e MPH, mentre i composti amfetaminici (LDX) risultano avere una efficacia statisticamente superiore sia a ATX che MPH. 

Esistono alcune evidenze metanalitiche che hanno documentato una significativa efficacia del Bupropione (BUP) sulla sintomatologia ADHD (Verbeeck et al., 2017), che può essere considerato come alternativa di terza linea, off-label, nel caso in cui gli altri farmaci risultano essere non tollerati o controindicati.

Occorre fare alcune precisazioni circa la disponibilità e la prescrivibilità di questi trattamenti in Italia.
Come già accennato, i farmaci disponibili per il trattamento dell’ADHD in Età Adulta (dopo i 18 anni) e pertanto autorizzati alla distribuzione e alla commercializzazione sul territorio italiano sono l’Atomoxetina (Strattera) e Metilfenidato (Ritalin, Medikinet, Equasym). Tuttavia l’unico farmaco specificamente approvato per l’Età Adulta è l’ATX. Le modalità prescrittive e i casi di rimborsabilità da parte del Sistema Sanitario Nazionale presentano delle differenze e delle peculiarità che tratteremo in una sezione a parte. Ad esempio i farmaci a base di metilfenidato sono rimborsabili esclusivamente nei casi di continuità terapeutica (ovvero quando vengono assunti in età evolutiva) mentre non sono mai rimborsabili nei casi di prima diagnosi e trattamento dell’ADHD dopo i 18 anni, in quanto non ancora approvati per tale utilizzo in Italia.

Al fine di semplificare la classificazione dei trattamenti farmacologici soprariportati, possiamo distinguerli i due categorie:

  • Farmaci Stimolanti: noti anche come “psicostimolanti”, a questo gruppo appartengono Metilfenidato, Lisdexamfetamina e altri composti a base di sali di amfetamine (ad es. Adderrall). Sulla base delle evidenze scientifiche, occorre precisare che non tutti i farmaci stimolanti sono ugualmente efficaci nel trattamento dell’ADHD, come ad esempio il Modafinil (Provigil), che pertanto non presenta tale indicazione nelle prime linee di trattamento.
    Il meccanismo d’azione di questa classe di farmaci si basa sulla loro capacità di aumentare la disponibilità sinaptica di alcuni neurotrasmettitori chiave (noradrenlina e dopamina), influenzando il livello di attività delle aree sensibili a questi sistemi neuro-trasmettitoriali diffusamente all’interno del sistema nervoso. Ciò si traduce, sul piano clinico, in un miglioramento dei sintomi ADHD.
    Gli effetti collaterali più comuni di queste molecole sono l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, riduzione dell’appetito e del sonno. Questi farmaci richiedono un attento controllo e monitoraggio dellə psichiatra, sia nella fase iniziale che in quella di mantenimento.

  • Farmaci non stimolanti: in questa classe troviamo essenzialmente l’Atomoxetina e il Bupropione (Wellbutrin, Elontril). L’atomoxetina è un inibitore selettivo del trasportatore della noradrenalina e agisce aumentando la disponibilità sinaptica di questo neurotrasmettitore influenzandone il livello di attività nelle aree sensibili, aumentando la disponibilità sinaptica di dopamina nella corteccia prefrontale. Presenta un efficacia paragonabile al Metilfenidato e un profilo di tollerabilità sovrapponibile a quello dei farmaci stimolanti.
    Il bupropione è un inibitore del reuptake della noradrenalina e della dopamina, principalmente utilizzato nel trattamento di alcune forme di depressione, nonché come coadiuvante nella cessazione dell’abitudine al fumo. Presenta diverse evidenze scientifiche a sostegno del suo utilizzo nell’ADHD.

Altri trattamenti farmacologici

Ricollegandoci a quanto detto sopra, vi sono altri farmaci che possono essere utilizzati nel trattamento dei sintomi ADHD e dei suoi disturbi concomitanti.
Tra questi vi possono essere i farmaci antidepressivi (In particolare gli SSRI, inibitori selettivi del reuptake della serotonina), stabilizzanti dell’umore (ad esempio il valproato, i sali di litio etc.), antipsicotici atipici (come ad es. aripiprazolo, quetiapina etc.) e altri. Rispetto alla nomenclatura delle classi di farmaci basata sul disturbo da trattare (ad es. antidepressivi, antipsicotici), sottolineiamo come a oggi si preferisca classificarli facendo riferimento al loro meccanismo d’azione (ad es. antiserotoninergici, antidopaminergici) in quanto spesso il nome della classe risulta riduttivo o confusivo rispetto alle sue indicazioni terapeutiche (Lancet Psychiatry, Vol. 3, 06/2016).

Ultima modifica: 10/09/2022, di Admin

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